Gerusalemme,un grande mosaico colorato.

Disorientamento. E’ stata questa la prima sensazione provata la prima volta che siamo giunti a Gerusalemme. Disorientamento fisico e mentale. Ricordo il caldo afoso, i rumori, le lingue che si intrecciavano. Ricordo che appena arrivati abbiamo deciso di fare subito un giro nella Città Vecchia e lo abbiamo fatto entrando dalla Porta di Damasco, nella parte nordovest,che conduce nel quartiere arabo. Giravamo per le stradine e ci sembrava di essere in un labirinto. Ritornavamo sui nostri stessi passi e quando finalmente imboccavamo nuove stradine non riuscivamo a ritrovarci sulla mappa. Ma è stato un disorientamento passeggero. Forse Gerusalemme ti accoglie così…confondendoti. Fa parte della sua anima.

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Ma riavvolgiamo il nastro: l’arrivo. Dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv decidiamo di andare a Gerusalemme con uno Sherut, un taxi collettivo da 8-10 persone che lascia i viaggiatori ai propri hotel. Il prezzo è di circa 60 NIS e ci sembra un’ottima alternativa al bus e al taxi. Dobbiamo solo avere un po’ di pazienza ed aspettare che si riempia. I tempi di arrivo sono decisamente flessibili in quanto è il conducente a decidere quale sia l’ordine delle fermate. Durante il nostro primo viaggio siamo stati in un hotel nella zona ovest, nel secondo abbiamo invece optato per una struttura a Gerusalemme Est, il cuore arabo della Città Santa. Posso dire davvero che i contrasti che vivremo in questa città e in questa terra li percepiremo anche nelle strutture scelte e nelle zone.

La scelta dell’hotel a Gerusalemme Est non è delle più felici. La mattina dopo il nostro arrivo uno scarafaggio corre allegramente sul lavandino in bagno,ci cambiano stanza ma le pessime impressioni iniziali non cambiano. Solo dopo, leggendo le recensioni su tripadvisor,scopriamo che c’è qualcuno a cui è andata peggio: le famigerate cimici dei letti. Non ci lasciamo rovinare il viaggio ma in futuro impedirò alla mia metà di scegliere gli alberghi 🙂

La zona intorno non ha nulla di turistico. Potrei persino dire degradata. Le strade sono sporche, piene di immondizia.Alla sera per strada si accendono griglie dove vengono cucinati pollo e agnello e non di rado al mattino dopo si vedono gatti pasciuti banchettare con avanzi di carne cruda. Tuttavia,a parte la pulizia, la zona non ci sembra pericolosa ed offre inoltre uno spaccato di vita reale. Nulla a che vedere con il quartiere arabo all’interno delle mura più orientato al turista. Siamo vicinissimi alla Porta di Erode ma preferiamo allungare per entrare dalla Porta di Damasco. Sulle scalinate antistanti siede una moltitudine di gente. Alcuni mangiano, altri si riposano con il loro carico di buste della spesa, madri guardano i figli giocare. Non possono mancare i carretti di pane col sesamo. Soldati israeliani osservano annoiati il via vai di gente. E’ tutto molto tranquillo nonostante l’affollamento.

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Porta di Damasco

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Superata la porta si entra subito nel cuore vibrante di Gerusalemme. Un enorme suq colorato pieno di bancarelle che vendono spezie, frutta e verdura, pane, vestiti e sandali in cuoio. Tra una bancarella e l’altra, l’entrata di cafè e negozietti dove fermarsi per un falafel.
Voci, colori, profumi. Tutti i sensi sono continuamente stimolati. Una fiumana di gente percorre le strade, a volte anche qualche motorino. Impossibile seguire una mappa o cercare di seguire gli scarsi cartelli con i nomi delle vie: nel quartiere musulmano vi perderete sicuramente ma,qua e là,comparirà sempre l’indicazione per qualche sito religioso e tirerete un sospiro di sollievo.

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Restando sulla strada principale e seguendo al bivio la Ha-Gai Street/ El Wad si incrociano le prime stazioni della Via Dolorosa.  Siamo però incuriositi dai cartelli che indicano la Spianata delle Moschee e ne seguiamo le indicazioni tuttavia ad un certo punto la strada ci è bloccata da un arabo. Non ci è permesso passare. Non ci dà alcuna spiegazione. Semplicemente non possiamo. Ci capita ancora imboccando altre stradine per la Spianata: passare non ci è permesso. Siamo confusi. Non sono poliziotti e noi siamo imbacuccati nonostante il gran caldo. E così, nonostante ben due viaggi a Gerusalemme, non riusciamo ad accedere alla Spianata. Il motivo è presto detto:  alla Spianata con la Cupola della Roccia si accede solo in determinati giorni e orari ed i turisti possono accedervi solo attraverso una passerella di legno che passa sopra il Muro del Pianto.

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Parte della Via Dolorosa si trova nel quartiere musulmano. Da El-Wad si gira a sinistra dove si trovano la chiesa armena cattolica di Nostra Signora dello Spasimo e la Basilica di Ecce Homo. Preferiamo non seguire il percorso della Via Crucis in ordine e di continuare a perderci nel quartiere.
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Ritroveremo comunque tutte le stazioni sul nostro percorso. Se preferite però ogni  venerdì alle 15 in inverno e alle 16 in estate potete seguire il percorso della Via Dolorosa con i frati francescani. Ci siamo trovati casualmente con i frati francescani nelle ultime stazioni che si trovano all’interno del Santo Sepolcro e devo dire che,nonostante non sia credente, è stato davvero suggestivo ed emozionante.
Ritorniamo sulla El Wad e ci dirigiamo al Western Wall, il Muro del Pianto. Ancora non riusciamo a ritrovarci con la mappa. Ogni strada è  gremita di negozi e bancarelle con la mercanzia appesa ai muri ed è tutto così rumoroso che continuiamo a sentirci spaesati. Ci sentiamo rinfrancati tutte le volte che scorgiamo i cartelli che di tanto compaiono appesi a qualche volta.

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Nelle stradine a ridosso dei siti religiosi più importanti si trovano negozi che vendono abbigliamento tradizionale e simboli religiosi di tutte le confessioni: kippah,crocifissi,paramenti liturgici cattolici e ortodossi,kefiah,mani di fatima, tasbih. L’impressione è che almeno qui dentro le mura vi sia una coesistenza armonica.  Qua e là la presenza, devo dire discreta, di gruppetti di soldati. Entrambe le volte che siamo stati a Gerusalemme la situazione politica era abbastanza calma per cui non posso che limitarmi a quello che ho visto in quei giorni.

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Arriviamo al Muro del Pianto, HaKotel in ebraico, non prima però di essere passati ai controlli di sicurezza attraverso un metal detector. Difficile spiegare le sensazioni che si provano di fronte ad un luogo che in aspetto non ha nulla di particolare ma che ha un grandissimo significato religioso e storico per milioni di persone. Per anni ho visto le immagini in tv di fedeli intenti nelle preghiere a pochi centimetri dal muro ma ora dal vivo si può quasi percepirne il misticismo. Nonostante le numerose persone mi sembra quasi tutto sia avvolto in una sorta di silenzio surreale. Tutto sembra fermo. Il tempo sembra non scorrere. Impressiona vedere il coinvolgimento nella preghiera, il dondolio verso il muro,le lacrime che scorrono sulle guance di alcuni, le mani protese verso il muro per infilare i foglietti delle preghiere nelle fessure, gli uomini avvolti nel tallit.
Penso al peso sopportato dal Muro. Sembra un pensiero stupido ma il Muro del Pianto è forse uno dei luoghi del mondo che conosce più sofferenza per la storia travagliata della terra che lo custodisce. Un peso spirituale in quanto raccoglie le preghiere, i pianti e i desideri dei fedeli ed al tempo stesso fisico visto che in parte sorregge la sovrastante Spianata, luogo di culto per i musulmani. Non si fa fatica ad immaginare il significato che ha per i popoli di questo lembo di mondo.

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HaKotel – Il Muro del Pianto
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HaKotel – Il Muro del Pianto
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HaKotel – Il Muro del Pianto

Proseguiamo il nostro giro ed uscendo da quella che è la più piccola delle 7 porte e che curiosamente si chiama Porta del Letame (Dung Gate) seguiamo sulla sinistra il viale Derekh Ha-Ofel che conduce al Monte degli Ulivi. La strada è in salita e la calura di settembre si fa sentire. Alla Chiesa di tutte le Nazioni la strada è affollata di bus che lasciano centinaia di pellegrini. Entriamo nel Getsemani dove,nonostante i numerosi fedeli, si respira quiete e silenzio. Le fronde di ulivi di mille anni ondeggiano lievemente allo spirare del vento. Recenti studi hanno rivelato che 8 di questi splendidi ulivi con il tronco di diametro di circa 3 metri hanno lo stesso profilo genetico e la datazione dei tronchi nella parte epigea risale almeno al 1100.

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Dall’altra parte della strada una scalinata di pietra conduce alla Chiesa dell’Assunzione che custodisce la Tomba di Maria di cui hanno cura gli Ortodossi Greci e Armeni. Alla sua destra, alla fine di un corridoio si apre la Grotta del Getsemani considerato il luogo del tradimento di Gesù. Non c’è angolo di Gerusalemme dove non si percepisca un profondo sentimento religioso ma presso la Tomba di Maria, così come il Santo Sepolcro e, a Betlemme,  la Basilica della Natività la devozione è amplificata drammaticamente. Assistiamo a delle scene che sconfinano nel fanatismo.

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Chiesa di tutte le Nazioni

 

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Tomba di Maria
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Grotta del Getsemani
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Grotta del Getsemani

Ai tempi del nostro primo viaggio nella Città Santa siamo giunti al belvedere con un autobus iniziando così dall’alto il nostro giro. Ricordo di essermi trovata di fronte uno dei panorami più suggestivi ed emozionanti mai visti. Davanti a noi la distesa di tombe dell’antico cimitero ebraico,uno dei più sacri al mondo, le tombe dei patriarchi e la cupola dorata. Il cielo che sovrastava la città vecchia era plumbeo e sembrava quasi fosse arrivato il giorno del giudizio universale. Siamo rimasti per alcuni minuti senza parole quasi fossimo in cima al mondo.

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Vista dal Monte degli Ulivi
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Belvedere

Stanchi e distrutti per la lunga camminata decidiamo di prendere un taxi ed è proprio così che incontriamo Mosher un personaggio fondamentale del nostro primo viaggio. Dovete sapere che a Gerusalemme in qualunque taxi saliate la domanda di rito sarà se volete fare qualche escursione a Betlemme, a Masada o sul Mar Morto. E’ così per tutti i taxi che prendiamo. All’inizio commettiamo l’errore di dare il nostro numero di telefono a qualche tassista. Dopo un paio di ore cominciano le telefonate per sapere se, allora, vogliamo fare questa o quella escursione. Santa opzione blocca il contatto!

Saliamo sul taxi di Mosher. A differenza degli altri non è invadente. Chiacchieriamo un po’ e stavolta siamo noi a chiedergli se porta i turisti fuori Gerusalemme, cosa che ovviamente anche lui fa.

Organizziamo per il giorno dopo. Puntuale ci viene a prendere in albergo. Sulla strada ci indica i nuovi insediamenti, parliamo della difficile situazione politica. Fa una certa impressione vedere il muro di sicurezza che delimita i due territori. Non ci porta fino a Betlemme in quanto come israeliano non può entrare in Cisgiordania. Superato il check point ci affida ad un ragazzo spagnolo di origine palestinese che fa la guida a Betlemme. E’ ben contento di sapere che siamo italiani ed entriamo subito in confidenza con un mix italo spagnolo davanti ad un caffè prima di cominciare il giro. La giornata è piovigginosa e sembra perfetta per entrare nello spirito della visita al luogo santo della Natività di Gesù. L’accesso alla Basilica della Natività è assai curioso. Si passa per un piccolo ingresso chiamato Porta dell’Umiltà. In principio c’era una più ampia ed alta porta ad arco ma in epoca ottomana fu ridimensionata per evitare che i predoni vi entrassero a cavallo.

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Piazza della Mangiatoia

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Porta dell’Umiltà

L’atmosfera all’interno è cupa e l’aria  intrisa di incenso. Il pavimento è lastricato in pietra, un colonnato conduce fino all’abside. La  Basilica è completamente spoglia ad eccezione dell’abside riccamente adorno con iconografie varie e meravigliose lampade bizantine. Sono in corso lavori di restauro per portare alla luce vasti mosaici sotto il pavimento e di riparazione del tetto. Si respira un’aria di solennità. La Basilica è gestita da francescani, greci ortodossi e ortodossi armeni e ognuno ha giurisdizione su zone ben determinate che a volte si incrociano creando non poche tensioni. Sì tensioni, sembra strano che in luoghi come questi i rappresentanti dei vari credi non mettano in pratica i messaggi di pace e amore delle proprie confessioni ma purtroppo è così.

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Interno della Basilica della Natività
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Interno della Basilica della Natività
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Interno della Basilica della Natività

Alla Grotta della Natività si accede attraverso una scala alla destra dell’abside. L’ingresso è regolato da quello che sembra essere un sacerdote ortodosso. La grotta è cupa e le pareti ornate con drappi vari. Davanti alla stella a 14 punte posta sul pavimento a segnare il luogo esatto in cui è nato Gesù osserviamo scene che rasentano l’isteria religiosa. Donne prostate sul pavimento che passano disperatamente rosari e foulard sulla stella mentre un sacerdote ortodosso sollecita tutti ad esser veloci.

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Grotta della Natività

Prima di lasciare Betlemme il nostro amico ci porta in macchina in giro per la città e, sperando di farci piacere, anche in un negozio in cui trovare oggetti intagliati nel legno di ulivo.

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Vista su Betlemme

Rientriamo a Gerusalemme con Mosher che ci viene a riprendere nel punto in cui ci aveva affidato alla guida. Ci organizziamo con lui per l’escursione che faremo a Masada e sul Mar Morto durante lo Shabbat. Considerando che moltissimi siti sono chiusi durante la festa del riposo conviene organizzare le escursioni fuori Gerusalemme proprio tra il venerdì e il sabato.

Ci facciamo lasciare alla Porta di Giaffa che ci permette di accedere al quartiere cristiano ed a quello armeno. Si è fatto tardi e ci concentriamo sulla parte armena. Le strade sono  deserte e silenziose in questo piccolo quartiere. Incontriamo qualche sacerdote vestito di nero con il caratteristico copricapo di forma conica. Proprio all’inizio del quartiere vi consiglio di fermarvi a cenare alla Armenian Tavern.  Un ristorante tradizionale armeno dall’aspetto caldo e accogliente ospitato in un antichissimo edificio. Sembra un piccolo museo con tutti gli oggetti, i manufatti e persino i tipici monili esposti.

La Porta di Giaffa è l’ingresso occidentale alla città vecchia ed è quella solitamente più utilizzata dai turisti, questo anche per la presenza di un ufficio turistico e di una fermata taxi.

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Porta di Giaffa
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Porta di Giaffa

Si percepisce immediatamente la differenza con il quartiere arabo. Le stradine sono pulite, tutto sembra ordinato. Abbiamo affrontato lo choc dell’ingresso nella Città Vecchia con relativo disorientamento entrando da est e forse abbiamo fatto la scelta migliore prendendo il cuore di Gerusalemme così di petto.

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Ci dirigiamo verso la Cittadella conosciuta come la Torre di David che si trova immediatamente sulla sinistra.Si tratta di un meraviglioso complesso archeologico  che ha visto rimaneggiamenti ed aggiunte architettoniche attraverso i secoli. Il nome di Torre di David non deve trarre in inganno: non vi è alcuna connessione con Re David. E’ ciò che viene identificato con la torre altro non è che un minareto di epoca mamelucca. La Torre di David dovrebbe essere la Torre di Phasael che, come si può vedere dalla mappa della Cittadella, è uno dei bastioni quadrangolari. english-map.jpg

Ritrovamenti recenti sembrano indicare che l’edificio sotto il  museo della Torre di David utilizzato come prigione durante il periodo ottomano potrebbe essere il Pretorio di Pilato ovvero il palazzo dove Gesù venne processato.

La Cittadella ospita mostre temporanee ed un’esposizione che ripercorre la storia di questa città millenaria nonché un meraviglioso spettacolo notturno di luci e suoni. I resti visibili sono un’incredibile testimonianza di storia millenaria e la vista su Gerusalemme dalla Torre di David è mozzafiato.

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Ritorniamo verso la porta di Giaffa e ci inoltriamo nella David Street per respirare un po’ di folklore locale. E’ la stradina del bazar piena di negozietti del quartiere cristiano. Colorata, vivace e animata ma i prezzi sono al di sopra della media. Non stupitevi di sentirvi chiamare con un ciao, come stai?  passando davanti alla mercanzia.

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La strada del bazar si interseca con El Wad che avevamo già percorso entrando dalla Porta di Damasco. La percorriamo e ci troviamo al bivio della Via Dolorosa. Giriamo a sinistra questa volta per seguire le stazioni che avevamo saltato. Qui al bivio siamo alla quinta stazione.Seguendo il cammino e le stazioni indicate da cartelli sui muri o sulle porte, arriveremo al Santo Sepolcro dove sono raccolte le ultime 5 stazioni.

Diversamente dalla Spianata e dal Muro del Pianto, il Santo Sepolcro è stretto dagli edifici circostanti e potrebbe quasi passare inosservato per la sua sobrietà. La stradina che stiamo percorrendo si apre improvvisamente sul piazzale del Sepolcro e non ci rendiamo subito conto di essere arrivati.

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Proprio all’ingresso, sormontata da lampade si trova la Pietra dell’Unzione. Impressionante anche qui il numero di fedeli che, quasi in preda all’isteria,strofinano mucchi di rosari sulla pietra.

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A destra ripidi scalini ci conducono, come  ricorda l’iscrizione, al Monte del Golgota. La Cappella del Calvario ha due altari. Uno riccamente decorato ed appartenente alla chiesa greco ortodossa, l’altro laterale e più spoglio invece dei francescani. Durante il nostro secondo viaggio al nostro arrivo troviamo i francescani impegnati come ogni venerdì nel ripercorrere il cammino di Gesù. Sono circondati dai pellegrini delle nazionalità più disparate. Il rito è in latino, c’è odore di incenso nell’aria e le sole candele illuminano questa parte del Sepolcro. Per un attimo sembra fermarsi tutto. E’ un’esperienza intensa, anche per me che non sono credente. 11052014-DSC_0647

Purtroppo il momento solenne s’infrange alle stazioni successive. Il senso di raccoglimento che accompagna il cammino dei frati viene letteralmente travolto dalla calca dei visitatori che premono con la fretta di chi deve vedere,fotografare e testimoniare. Sotto l’altare greco ortodosso ad indicare il luogo che tradizionalmente viene considerato come quello su cui venne innalzata la croce vi è un foro circondato da un disco d’argento. Accanto ad esso, coperta da una teca di vetro, la roccia squarciata dalla terra scossa alla morte di Gesù.

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Scendiamo dal Calvario dirigendoci verso l‘Edicola, il luogo in cui, secondo la tradizione cristiana, venne adagiato il corpo di Cristo dopo la crocifissione e da cui resuscitò. Un fascio di luce attraversa la cupola e si infrange sull’Edicola. E’ un’immagine surreale e quasi mistica. La struttura è annerita in parte dal fumo delle candele dei grandi candelabri posti ai lati ed in parte dall’incenso e dall’umidità all’interno del Sepolcro. Entrando nella struttura si incontra un vestibolo nel cui centro, sotto vetro, è custodito un pezzo della pietra rotonda che chiudeva il sepolcro. Da qui si accede,attraverso una piccola porta, al sepolcro vero e proprio. L’ingresso all’interno dell’Edicola è regolato da un sacerdote della comunità greca ortodossa, a cui spetta l’amministrazione di questa parte del Sepolcro. Come per la Basilica della Natività a Betlemme, anche qui gli spazi sono ripartiti, con non pochi attriti, tra le tre comunità cristiane:la greca ortodossa, l’ortodossa armena e la francescana. Tali contrasti hanno impedito per decenni di mettere il sepolcro in sicurezza ma dopo una temporanea chiusura imposta dalle autorità israeliane si è giunti ad un accordo che a fine marzo 2017 ha visto riportare l’Edicola al suo splendore con i marmi ripuliti dal nero della fuliggine e con il consolidamento della struttura.

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Gerusalemme non è avara di sorprese, lo scopriremo spesso nei nostri giri. Mentre siamo alla ricerca disperata di un chiosco dove afferrare al volo qualcosa da mangiare dopo esserci trovati sotto un  diluvio ci imbattiamo nei resti dell’antico Cardo Maximus nel quartiere ebraico.  Il Cardo era l’antica strada romana che attraversava la città da nord a sud, orientativamente dalla Porta di Damasco alla Porta di Sion. Una parte del Cardo, tra Jews Str e Chabad Str, è scoperta e si trova a due metri e mezzo sotto il livello stradale. E’ quella che incontriamo subito sul nostro cammino.

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Appena superata questa sezione del cardo ci imbattiamo in un curioso signore  che incredibilmente incontreremo anche durante il nostro secondo viaggio. E’ un collezionista di euro dei diversi Paesi dell’Unione e ci chiede se abbiamo qualche moneta da 1 o 2 euro da scambiare con lui. Prendiamo i nostri euro dalla tasca e, guarda un po’, è interessato a diverse monete solo che non le scambia con NIS bensì con non precisate monete. Ora vabbè la simpatia ma rinunciare a 5 €  è un po’ tantino quando sei da diversi giorni in viaggio in una nazione non proprio economica. Ho idea che incontrerete anche voi questo simpatico personaggio passando dal Cardo.

Giungere al quartiere ebraico dopo essere passati dagli altri animati e vivaci quartieri  lascia quasi spiazzati. E’ come trovarsi in una città diversa rispetto a quella vissuta pochi isolati prima. Si respira un’incredibile aria di quiete e ordine. I resti archeologici in questa parte di città sono venuti alla luce durante i lavori di ricostruzione (questa parte di Gerusalemme fu distrutta durante la guerra del 1948) seguiti alla riconquista di Gerusalemme  del 1967. Si tratta pertanto di un nuovo quartiere, tra l’altro abitato in maggioranza da ebrei ortodossi, che è stato tuttavia ricostruito mantenendo lo stile architettonico precedente con edifici in pietra e strade lastricate. La parte del Cardo venuta alla luce nel quartiere ebraico risale al VI secolo e dovrebbe essere stata commissionata dall’imperatore Giustiniano quando Gerusalemme divenne un importante centro cristiano. Nel corso degli anni la strada subì delle modifiche  e su entrambi i lati del Cardo furono edificati botteghe e laboratori. Poi durante il periodo crociato furono costruiti dei mercati coperti. Una parte di Cardo coperta da un porticato ed un dipinto ricostruiscono l’aspetto della strada al tempo dei romani. Sotto il porticato ora si trovano numerosi negozi assai curati di souvenir, di gioielli e anche di indumenti rituali ebraici come il tallit o la kippah. La pietra a vista, la strada lastricata e gli archi a volta in questa zona di Gerusalemme hanno un aspetto davvero familiare…mi ricordano il centro storico di molte città del nord barese, inclusa la mia. L’animo di questo quartiere muta radicalmente con l’avvicinarsi dello Shabbat quando i negozi ed i chioschi chiudono velocemente e cala il silenzio su tutto.

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Dal Cardo Maximus con una breve camminata si arriva alla martoriata Porta di Sion,che reca ancora addosso i segni della guerra del 1948. Alla fine di una salita, sulla sinistra, sul Monte Sion incontriamo quella che un tempo era una chiesa bizantina e che oggi  è un sito di grande significato per i cristiani e gli ebrei. Come spesso accade a Gerusalemme i luoghi santi delle diverse religioni finiscono per sovrapporsi e così una sala accoglie il Cenacolo, ovvero il luogo in cui secondo il Vangelo si è tenuta l’ultima Cena di Gesù con gli apostoli, ed al piano sottostante la Tomba di Re David, uno dei luoghi più significativi per la religione ebraica. In questa terra di contrasti anche i luoghi sacri finiscono per essere oggetto del contendere ed è così anche per questo edificio su cui i francescani vorrebbero avere la giurisdizione. Diversi studiosi convengono sul fatto che quello che oggi è chiamato Monte Sion non corrisponda al Monte Sion dell’antichità e che quindi Re David non si trovi sepolto qui bensì nella parte di Gerusalemme identificabile con la zona della Città di David. La stanza che custodisce il sarcofago  coperto da un drappo di velluto è divisa a metà da una struttura che riporta incise quelle che sembrano delle preghiere in ebraico e che separa gli uomini dalle donne.

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Nel cortile della struttura ci sono diversi ragazzi e ragazze, sembrano sui sedici, e tutti con il mitra a tracolla. Sono felici e spensierati, forse sono in gita, non so. Ma fa una strana sensazione vedere dei ragazzi con il cellulare in una mano e il mitra nell’altra come se fosse la cosa più naturale del mondo. Immagino siano nel periodo di servizio militare obbligatorio. Ci era già successo di vedere una cosa simile durante il nostro primo viaggio a Gerusalemme quando in un ristorante al tavolo di fronte al nostro sedeva un ragazzo armato.

Poco lontano dalla Tomba c’è la Chamber of the Holocaust, il più vecchio museo dedicato agli orrori dell’Olocausto. E’ concepito come una sorta di santuario per commemorare coloro che non hanno ricevuto una sepoltura adeguata. Tuttavia non possiamo visitarlo in quanto chiuso, nonostante stavolta i giorni e gli orari siano quelli giusti.

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Dalla Tomba di David e dalla Chamber of the Holocaust con una breve camminata giungiamo al piccolo cimitero cristiano che custodisce la tomba di Oskar Schindler. La struttura sembra abbandonata e lo spiazzale antistante utilizzato come parcheggio. Non ci sono indicazioni se non una piccola targa sulla parte alta del cancello.

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Scendiamo due piani di scale e cerchiamo la tomba. Sorprendentemente nel cimitero non c’è nessuno se non una gentilissima signora ortodossa armena che ci chiede se siamo lì per Schindler e ci conduce alla sua tomba. Dopo averci chiesto da dove veniamo e averci raccontato della piccola comunità armena di Gerusalemme ci lascia in silenzio davanti alla lapide. Mettiamo anche noi una pietra sulla tomba. Non vi nascondo che trovarsi lì è emozionante. Restiamo in silenzio e assaporiamo la quiete che si respira in questo angolo di Gerusalemme. Di fronte alla tomba, sotto un cielo azzurro, una bella vista sulle colline della città: non potevano scegliere luogo migliore per il suo sepolcro.

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A nord ovest della Città Vecchia, fuori dalle mura, si incontra la nuova Gerusalemme che gira intorno a Jaffa Rd., al famoso Mercato Mahane Yehuda ed alla Ben Yehuda St.
Pur non avendo dalla sua il fascino e la storia che caratterizza la parte vecchia è una zona imperdibile grazie alla sua vivacità. Questa zona è comodamente servita dalla modernissima Jerusalem Light Rail (JLR), una  metropolitana di superficie, con cui tra l’altro si può facilmente andare dalla Porta di Damasco verso la città nuova. Ne abbiamo fatto un grandissimo uso in entrambi viaggi sia soggiornando una volta vicino al Knesset ad ovest che a Gerusalemme Est. Si tratta di un comodo mezzo per muoversi in città, anche se non si deve dimenticare che dal venerdì pomeriggio al sabato sera non circola come tutti i mezzi pubblici.

railmap_enCon la JRL arriviamo agevolmente al Monte Herzl da cui con una passeggiata di poco meno di 10 minuti giungiamo allo Yad Vashem, il Centro per la Memoria della Shoah. L’intero memoriale si estende quasi interamente sottoterra e questo trasmette una sensazione di reclusione. Non so quanto sia voluta questa impressione, ma si respira un senso di oppressione camminando per le 10 gallerie in cui si descrivono gli anni della salita al potere del regime nazista, la seguente reclusione degli ebrei nei ghetti e lo sterminio finale. La storia della Shoah viene ricostruita da una prospettiva ebraica, cercando di ricostruire le identità dei morti partendo anche da piccole cose come le foto trovate nelle tasche delle vittime, i disegni, i documenti. Tutto materiale ritrovato tanto nei ghetti che nei campi. Usciamo dalla gallerie e l’apertura sulle colline di Gerusalemme è come un ritorno alla vita.

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Lo Yad Vashem non è tanto un luogo commemorativo bensì un centro educativo e di ricerca che vuole offrire informazioni approfondite sull’Olocausto, arricchire la conoscenza su questa materia ed al tempo stesso ricostruire l’identità delle vittime senza nome affinché possano essere ricordate.  La Hall of Names  con la sua struttura conica che si sviluppa verso l’alto, interamente tappezzata di fotografie delle vittime, vuole rendere giustizia ai milioni di ebrei che non hanno potuto trovare sepoltura.  Sperimentiamo noi stessi la possibilità di fare attività di ricerca che questo questo centro unico al mondo fornisce. Lasciati gli spazi museali arriviamo al Memoriale dei Deportati, un binario spezzato e sospeso con uno dei vagoni merci con cui i deportati erano condotti ai campi di concentramento. Percorriamo il Viale dei Giusti che confluisce nel Giardino dei Giusti, dove all’ombra di alberi di carrubo si rende onore a tutti coloro che salvarono la vita agli ebrei durante la Shoah. Questo angolo dello Yad Vashem riappacifica con il mondo. 07052014-DSC_0391

Ritorniamo alla fermata della JLR e sulla strada del ritorno scendiamo alla Jaffa Rd per goderci questa parte di città. Imbocchiamo varie stradine fino ad arrivare alla Sinagoga Beit El  che è il centro di studi cabalistici a Gerusalemme da oltre 250 anni. Di grande impatto la porta con le illustrazioni delle 7 porte della città.16092016-DSC_0648

A pochi minuti dalla sinagoga si trova il famoso Mercato di Mahane Yehuda, lo Shuk, probabilmente uno dei più famosi mercati alimentari di Israele frequentato tanto dalla gente del posto che dagli stranieri, attirati dalla vibrante e colorata atmosfera. E’ questo tanto di giorno che di notte il cuore pulsante di Gerusalemme ovest. Qui, sotto i teloni che parzialmente coprono i banconi di questo vivacissimo mercato, si può trovare davvero di tutto, dalle profumatissime e colorate spezie che pervadono l’aria con il loro profumo avvolgente, a frutta e verdura dall’aspetto opulento, dal pesce allo Challah, il pane a treccia dello Shabbat. Lo Shuk è un mercato irresistibile per i foodies e turisti gourmand alla ricerca di sapori locali: tra i banconi del mercato infatti è possibile sorseggiare una birra, bere del vino, gustare street food locale come il famoso falafel accompagnato dall’hummus seduti a tavolini dei piccoli ristorantini.

 

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Alla sera quando il mercato chiude, le vie del mercato si riempiono di gente attratta dall’atmosfera festosa dei bar e dei ristorantini con la musica dal vivo. Ogni venerdì, a ricordare l’avvicinarsi dello Shabbat e quindi a sollecitare la chiusura delle attività ci pensa un ebreo ortodosso che passa tra le bancarelle suonando un corno.

Non amiamo chiuderci nei musei ma visto che il nostro volo è nel pomeriggio e siamo a Gerusalemme Est decidiamo di visitare un piccolo museo poco lontano da dove alloggiamo. Si tratta del Rockfeller Archeological Museum, una volta conosciuto come il Palestine Archeological Museum. Creato sotto il mandato britannico per raccogliere tutti i reperti archeologici ritrovati nell’area durante i numerosi scavi archeologici dei primi due decenni dello scorso secolo,questo museo conserva reperti di 2 milioni di anni fa tra cui i resti del Palazzo di Hisham di Gerico. Sapete cosa mi ha fatto letteralmente innamorare di questo piccolo museo? Il fatto di avere l’impressione di essere fermi al 1940. Non aspettatevi uno di quei musei riccamente allestiti. Le teche sono quelle della sua fondazione nel 1938 e per avere informazioni sui reperti esposti non vi sono targhe descrittive ma occorre sfogliare delle pagine esplicative in diverse lingue. Attraversare le sue sale è come fare un vero e proprio tuffo nel passato e penso non ci sia sensazione più desiderabile visitando un museo archeologico.

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Resti del Palazzo di Hisham di Gerico

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L’ultimo giorno a Gerusalemme ha il sapore della tristezza. Lo so che è una malinconia tipica da fine viaggio ma qui è un po’ diverso. Il fatto è che questa città con i suoi stridenti contrasti, le sue molteplici anime, il suo caos, i suoi colori e profumi, le lingue che si intrecciano cominciamo a sentirla un po’ nostra ed in questo secondo viaggio sentiamo di aver trovato la chiave per capirla meglio. Andiamo via con la consapevolezza di non aver scoperto ancora interamente Gerusalemme. Sì, torniamo con l’impressione che servirebbero settimane per scoprire tutto ciò che che questa città nasconde. Non vivetela di fretta.

Dove mangiare

Armenian Tavern,
79 Armenian Patriarchate Road, Old City
Gerusalemme Est
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Dolphin Yam
Shim’on Ben Shatakh St 9.
Vicino alla Jaffa Rd.
Aperto anche durante lo Shabbat. Ottime meze, gli antipasti arabi. Un angolino romantico nel bel mezzo del caos della Jaffa Rd.

Piccolino
Yo’el Moshe Salomon St 12.
Subito fuori Jaffa Rd.
Non amiamo i ristoranti italiani all’estero ma abbiamo fatto un’eccezione incuriositi  da un concerto di musica Yiddish. L’atmosfera è accogliente e romantica. Cucina italiana Kosher

 

 

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18 commenti Aggiungi il tuo

  1. Tips4tripS ha detto:

    Disorientamento è la stessa sensazione che ho provato appena arrivata ad Instabul. Disorientamento che ben presto si è trasformato in amore totale per la città. Anche lì luoghi santi delle diverse religioni finiscono per sovrapporsi, proprio come a Gerusalemme. Più in generale tutta la città è un grande mix di culture diverse, luoghi diversi, colori e profumi intensi. Dalle tue parole mi sembra di capire che amerei molto anche Gerusalemme!!!

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    1. simonedda ha detto:

      Hai ragione su Istanbul!è un gran marasma ma è una delle città a cui sono più affezionata.Sono sicura che a questo punto Gerusalemme ti piacerebbe addirittura di più.E,credimi,la sensazione che ho è che non basterebbe una vita per scoprirla tutta!

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      1. Tips4tripS ha detto:

        Ad Istanbul sono stata solo 3 giorni tanti anni fa… quindi sicuramente torneró! ma prima organizzeró un viaggio a Gerusalemme visto che mi fido di quello che mi dici!😊

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      2. simonedda ha detto:

        Quest’anno sono 10 anni che vado ad Istanbul (per lavoro) ma finora l’ho vissuta solo a pezzi.Gerusalemme già da sola merita un viaggio ma va vissuta con calma

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  2. robisceri ha detto:

    Un viaggio emozionante, per te che lo hai fatto e per me che l’ho letto… Un viaggio originale, tra l’altro: non è da tutti andare a Gerusalemme (in Israele in generale). Mi pare di capire che ti sia piaciuta molto e questo, come l’altra volta, mi ha colta di sorpresa: finora, nessuno me ne aveva parlato bene. A parte per lo scarafaggio, il post trasuda bellezza e misticismo 🙂

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    1. simonedda ha detto:

      Diciamo che all’inizio ero un po’ scettica,ma la mia metà voleva fare un viaggio in Terra Santa e questa volta toccava a lui scegliere la meta 🙂 Non è una meta comune perché oggettivamente la situazione politica è quella che è e non ti senti tanto tranquillo.Però devo dire che quando sei lì,l’ansia ti passa.Lungo la costa le diverse anime sembrano convivere in armonia.Certo,a parte un breve sconfinamento in Cisgiordania, siamo sempre rimasti in territorio israeliano.Gerusalemme merita un discorso a parte,ovunque tu vada l’impressione è di trovarti nella culla del mondo.Devo dire che nel secondo viaggio l’ho amata di più,un po’ perché ormai la conoscevo un po’. Questo ci ha permesso di dedicarci a nuove zone,anche se siamo tornati anche dove eravamo già stati.Posso dire che anche la sola Gerusalemme vale il viaggio

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      1. robisceri ha detto:

        Caspita, due volte in Israele! Ancor più originale 😅 Comunque posso capirti benissimo. E adesso cos’hai in mente come viaggio?

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      2. simonedda ha detto:

        Sì,2 volte perchè la prima avevamo fatto solo Gerusalemme,Betlemme e Masada e volevamo vivere anche la costa.E pensa che stiamo pensando al terzo di viaggio per scoprire la zona di Eilat da cui poi sconfinare in Giordania.Il prossimo è un punto interrogativo..dobbiamo incastrare ferie (le mie ahimè stanno finendo) con la mia metà ed in più l’estate è out per lui a causa del suo lavoro.Stavamo guardando per la Turchia, il Portogallo ed il nord della Germania. E tu che programmi hai?

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      3. robisceri ha detto:

        Ancora non lo so 🤷‍♀️ Posso dirti che l’anno scorso abbiamo fatto un bellissimo on the road in Portogallo, tuffandoci nell’oceano GHIACCIATO! Se vuoi provare… Rinvigorente!

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      4. simonedda ha detto:

        Un bel tuffo nell’Atlantico va fatto per forza 🙂

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  3. giuliacalli ha detto:

    Mamma mia, è una guida da stampare e portarsi dietro questo post, bellissimo! A me intrigano tantissimo sia Israele che Palestina. Già a suo tempo avevo adorato Istanbul e vorrei veramente conoscere meglio il Medio Oriente, mi ispira tantissimo il mix di culture e religioni diverse. Grazie per questo resoconto!

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    1. simonedda ha detto:

      Non potevi farmi complimento più bello!Purtroppo abbiamo fatto solo un breve sconfinamento in Cisgiordania ma ci è mancato davvero il tempo.Saremmo andati volentieri ad Hebron e Ramallah.

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  4. Ale e Kiki ha detto:

    Che bel racconto di Gerusalemme e che foto stupende!
    Non ci siamo mai stati, ma le emozioni che ci hai trasmesso sono super positive! La mescolanza di religioni, di stili, di sapori: tutto questo suscita sempre una grande attrazione in noi e, quando organizziamo una vacanza, sono componenti che ci fanno propendere più per una meta piuttosto che per un’altra.
    Credo proprio che, prima o poi, Gerusalemme sarà una nostra destinazione, e non solo lei, i tuoi racconti di Israele ci hanno conquistato! 🙂

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    1. simonedda ha detto:

      Grazie mille!L’ho scritto col cuore. Ma d’altra parte è sempre così con i luoghi che ci affascinano

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  5. Eh posso immaginarle le scene da fanatismo! 😉 Al di là di tutto è stato un viaggio affascinante non occorre leggere fra le righe. E del resto chi non ne rimarrebbe affascinato? E’ vero che propendo per le destinazioni nordiche ma ammetto di sognarlo spesso il medio oriente.
    Ma quel papà che “trascina” la bimba nella foto del muro del pianto? 😀 😀 😀
    Bellissima anche la foto di copertina. Mi catturano particolarmente le foto in cui le antiche pietre gialle contrastano con il cielo azzurro, bellissime! Vedo che il professor Jones è il filo conduttore nei tuoi viaggi, sulla Porta del’Umiltà mi è venuta in mente una scena di Indiana Jones e l’Ultima Crociata.
    Beh, da come hai raccontato e da come la penso, ammetto che in un mio eventuale viaggio in terra crociata il lato “cristiano” lo eviterei volentieri in favore di tutto il resto. Hai omaggiato la tomba di Schindler grande!!! *_* Che bella che sei nella foto con il mosaico, ci stai bene! Tra l’altro hai i tratti mediorientali 😉

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    1. simonedda ha detto:

      Come avrai letto anche io sono propensa per il nord ma ogni tanto dobbiamo andare incontro ai desideri delle nostre metà!🤣
      Devo dire che quei cieli azzurri e le pietre gialle mi hanno accompagnato in tutto il viaggio. E devo dire che in Israele il buon vecchio Indie ti torna spesso in testa. Sarà perché ci sono cantieri per scavi archeologici continuamente. Ne abbiamo visti in corso lungo le strada mentre eravamo in autobus e incredibilmente lasciati così senza alcun controllo! Comunque nel museo,lì davvero, ci vedevo indiana jones 😎😎
      Grazie mille per i complimenti. Devo dire che mediorientale non so ma mi scambiano spesso per turca 😆

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